275 menti concentrate, 275 cuori che palpitano, 550 gambe pronte a scattare. Ma soprattutto una calca dai mille odori che lascia un po' a disagio i tre Falchi scesi dai monti per questa bella notturna su strada di Lesmo. Sì, perché a dispetto della bolgia alla partenza, qua si parla di una gran bella gara. Veloce, su un tracciato lungo poco più di 8km, ma ricco di saliscendi e cambi di ritmo. Prima del via si scaldano alcuni pezzi da novanta della corsa: Milesi, Colnaghi, Zugnoni, Sanna, tanto per citarne alcuni. Ma i Falchi non son da meno e schierano la punta di diamante per queste gare, il buon Silvio Gatti, ormai una garanzia su questi tracciati. A far da spalla a Silvietto due “Marchi”: Castelnuovo (Lo Stambecco) e Terraneo (lo Zio).
La partenza si fa attendere, la calca di bisonti scalpita. Il buon Alighieri ne avrebbe senz’altro potuto fare tesoro per aggiungere un girone al suo arcinoto best seller dei tempi passati. Lo sparo è, in qualche modo, decisamente liberatorio. La partenza è in leggera discesa e il percorso prosegue prima su saliscendi poi di nuovo in picchiata e infine si chiude, per il primo dei due giri previsti, con una salita molto corribile, ma di sostanza. Il gruppo si sgretola e si formano in breve diversi treni di concorrenti. Il primo corre all'impazzata: assomiglia ad un Shinkansen giapponese da 300 all'ora e il buon Silvietto Gatti è tra i vagoni di testa. E' comunque un treno ad alta velocità anche quello in cui sfila Lo Stambecco, costretto però a mollare la presa dell'amico-rivale Fabio “Birillo” Copes, sempre più indiavolato ed incontenibile. Più indietro Lo Zio sembra invece su un accelerato delle 6, quello dei pendolari tanto per intenderci, ma mostra tiepidi segni di risveglio verso la seconda metà della gara.
Alla fine è Zugnoni il trionfatore finale, ma al secondo posto è proprio Silvio Gatti ad avere la meglio su Pietro Colnaghi. Gli arrivi si susseguono veloci, la notte ormai è calata. La bolgia pian piano si dirada e qui finisce il mio racconto. 
Torno a casa con lo Stambecco e con una Menabrea in borsa. Che però non posso bere. Ma anche questa è un’altra storia…

Lo Zio