Da Limone Piemonte a Cap d’Ail in 110 km e 5400 m di dislivello positivo: ecco alcuni ricordi delle 21 ore trascorse per raggiungere il mare.
Verso il Fort Central (Foto Francesco Berlucchi)
Sono passati quasi due mesi e un po’ mi pesava il fatto di non aver ancora scritto due righe su questa bella “avventura”. Eh sì, perché poi al Cro-Magnon ci tenevo particolarmente! Se mi sono avvicinato al mondo del trail, il merito è proprio di questa traversata con partenza dalle piste di sci di Limone Piemonte e arrivo sulle spiagge di Cap d’Ail, Montecarlo, Costa Azzurra. Tutto è cominciato nel 2007 quando mi ero iscritto per la prima volta a questo “ultra-trail”, con tanto entusiasmo ma con molti dubbi. Edizione condizionata dal meteo e gara sospesa dopo 15 km a causa di una vera e propria bufera di neve. Nel 2008 non ero pronto io mentre nel 2009 la gara è stata cancellata a causa della troppa neve sul percorso. E arriviamo a quest’anno, la gara è ora alla fine di giugno proprio per evitare i problemi causati dalla neve. In realtà le abbondanti precipitazioni dello scorso inverno impongono comunque due modifiche del percorso e, in particolare, viene tolto il passaggio al Fort Pépin nella prima parte di gara e viene eliminato il passaggio sulla Crête de Vespeï sostituito con il passaggio dalla Minière alla Colle Rousse attraverso la pista che porta al Refuge des Merveilles. Il percorso diventa quindi di 110 km con 5400 m di dislivello in salita e 6400 m in discesa e 6 ristori lungo il percorso. Compagni di questa trasferta sono Angelo, Corrado, Adalberto e, special guest, il suo camper che, oltre a scorrazzarci fino a Limone, ci concede l’importante sonno ristoratore prima della gara. Sabato mattina sveglia presto, veloce colazione e ultimi aggiustamenti dell’assetto di gara, dallo zaino all’abbigliamento. Partenza in leggero ritardo, poco dopo le 5, siamo in 302 al via di questa edizione del mitico “Cro”. Parto ancora più tranquillo che in altre occasioni, sono consapevole che la mia preparazione è davvero un po’ scarsina e l’obbiettivo è solo quello di arrivare sulla spiaggia in condizioni decenti. Il lungo serpentone di trailers risale le piste di sci illuminate dalle prime luci dell’alba. Le piste lasciano posto al sentiero e raggiungiamo il Col de la Boaria (2102 m, 9,3 km).
Verso il Col de la Boaria (Foto Organizzazione)
Transitando per questi luoghi riaffiorano nella memoria alcune immagini di 3 anni fa quando l’ambiente era praticamente invernale e l’incedere era davvero penoso, una lotta contro il freddo e contro la fatica. Quest’anno è tutta un’altra cosa e il sole rende onore alla bellezza di questi posti. Su fino alla panoramica Cime du Bec Roux e giù rapidi fino al ristoro di Fort Central (1908 m, 15,7 km).
Il Fort Central dalla Cime du Bec Roux (Foto Francesco Berlucchi)
Ora si torna a mettere dislivello nelle gambe transitando per il Fort Pernante e il Fort de Giaure, immersi in un ambiente davvero superbo. Poi lunga discesa fino al 2° e ricco ristoro de la Minière (1496 m, 33,5 km). Qui assisto, mio malgrado, alla curiosa e quantomai stomachevole tecnica adottata dal buon Melacarne per mangiarsi il panino imbottito: pane “ammorbidito” con l’acqua prima di finire nelle voraci fauci… Una scena davvero raccapricciante. Ripartiamo con lo stomaco pieno lungo una noiosa mulattiera prima di imboccare il ripido strappo fino al Pas de Colle Rousse. Da qui scendiamo lambendo il Lac Jugale e poi un lungo alternarsi di salite e discese, intervallate da lunghi traversi molto corribili.
Lac Jugale (Foto Organizzazione)
Siamo in gara da oltre 9 ore e mezza quando arriviamo al Camp d’Argent (1740 m, 54,1 km). Siamo a metà gara e devo dire che, finora, le sensazioni sono proprie buone. In cielo c’è qualche nuvola provvidenziale che ci evita di essere abbrustoliti dal sole. La temperatura è anche abbastanza elevata e bisogna bere molto. Il ristoro è ben fornito e noi non ci tiriamo indietro. Riparto con Corrado e Michele e soprattutto con la pancia piena. Poco dopo cominciano a passarci i battistrada del Neander-Trail, “sorella minore” del Cro e che ne percorre gli ultimi 55 km. Dopo un tratto molto corribile e alcuni strappetti in salita, comincia l’infinita discesa fino a Sospel (350 m, 78,5 km), dove ci attende però un ricco ristoro. La lunga discesa ha lasciato i suoi effetti nelle gambe e la ripartenza è tranquilla sulla successiva breve ma nervosa salita. Ora c’è un lunghissimo tratto praticamente pianeggiante fino al ristoro del Col des Banquettes (736 m, 90,6 km): ad avere un po’ di energie e un po’ di allenamento in più, questo sarebbe un tratto da correre alla grande. Invece mi devo accontentare dei miei passi lunghi e ben distesi. Finalmente finisce anche questo tratto, al ristoro riempio lo stomaco di liquidi e di cibo e, con rinnovata carica e con la frontale in testa, riparto per affrontare la dura ascesa del Boudon, avvolto nell’oscurità. Anche la luna fa da spettatrice allo scollinamento alla Cime du Baudon. Giusto il tempo di riprendere il fiato e poi giù dall’insidiosa discesa fino al Col de la Madone. Poi risaliamo puntando le imponenti antenne di Cime de Gallian e giù di nuovo lambendo i campi da golf e calpestando un po’ di asfalto fino a La Turbie (479 m, 104,4 km). Ora è tutta discesa ma la gara è tutt’altro che finita. Si vedono sotto di noi le vivaci luci di Montecarlo ma lo sguardo rimane fisso sul ripido sentiero illuminato a stento dalle nostre frontali. Quando arriviamo a calpestare l’asfalto capiamo che ormai è fatta. L’ultimo tratto è lungo la camminata panoramica a picco sul mare. Ultima curva ed ecco l’arrivo segnato da due barche sulla spiaggia di Cap d’Ail. Sono quasi le 2:30 di notte, la nostra fatica è durata 21h22’30” ma anche questa è fatta!
L’arrivo a Cap d’Ail (Foto 2007)
Doccia veloce, butto qualcosa nello stomaco e poi via col sacco a pelo in cerca di un giaciglio. Arrivo fino in spiaggia dove vedo decine di corridori che dormono sui lettini. Mi accomodo anch’io sopra un lettino e, avvolto nel mio sacco a pelo, sprofondo anch’io nel sonno. Che dormita, vengo svegliato qualche ora più tardi dal sole già alto nel cielo. L’allegra brigata si riunisce, siamo tutti “finisher” e ora resta l’ultimo scoglio da superare. Andiamo in stazione carichi dei nostri bagagli. Treno fino a Limone e da lì ripartiamo con il fido camper. Che dire? Questo Cro-Magnon è stata proprio una bella gara, forse anche più dura di come me la immaginavo. Posti stupendi, a tratti decisamente selvaggi, organizzazione e ristori non pomposi come quelli dell’Ultra-Trail del Monte Bianco per intenderci ma piuttosto essenziali, così come le segnalazioni del percorso. La soddisfazione per aver finito la gara è stata tanta anche se appena dopo il traguardo ho cominciato a fare alcune riflessioni. Tutto sommato l’allenamento che avevo era piuttosto scarso eppure ho finito la gara senza grosse crisi, crampi o altro. Ormai ho capito che la parte più dura della gara si fa con la testa, le motivazioni e la volontà ci portano fino al traguardo. E’ ovvio che poi bisogna essere fortunati con il meteo e con il fatto di non incappare in infortuni. Per il resto conta molto l’alimentazione e il sapersi gestire ma questo fa parte del bagaglio di esperienza di ognuno. Quindi la soddisfazione c’è però lo sguardo punta sempre un po’ più in là. Sarà la ricerca di nuovi stimoli e sicuramente sarà bello tornare a correre questa gara meglio allenati e non subendo passivamente il percorso, ma piuttosto correndo verso il traguardo al meglio delle proprie possibilità.
Riccardo Ghislanzoni
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