Riportiamo il racconto della grande Daniela Gilardi (Atletica SEV Valmadrera) che ha vinto questa importante gara nel deserto.
Ero partita decisa per vincerla questa “100 Km del Sahara”, ma questa volta sono riuscita a sorprendere anche me stessa perché una vittoria così, nemmeno io me la sarei immaginata. Il deserto mi ha sempre affascinata, forse perché rispecchia un po’ il mio carattere, e la 100 Km del Sahara era un modo per abbinare la mia grande passione per la corsa alla possibilità di viverlo per qualche giorno. Il fatto di aver per tanto tempo rimandato la mia partecipazione a questa gara aveva fatto crescere in me l’entusiasmo e mi aveva dato la carica giusta per prepararmi al meglio. I mesi precedenti la gara erano stati davvero intensi, a volte mi chiedevo dove trovassi, dopo tanti anni, ancora la voglia e la forza per sopportare certi allenamenti, ma le sensazioni fisiche e i risultati mi davano ragione di continuare a crederci. I giorni prima della partenza un’infinità di timori e di paure mi assalgono, poi finalmente arriva il grande giorno, le prime incredibili emozioni di correre sulle dune, la lotta contro il forte vento di sabbia nella prima gara e poi i colori, il silenzio e dentro di me un senso di pace quando, guardandomi attorno, vedo solo distese infinite. Una gara direi perfetta, conclusa senza il minimo problema fisico, 4 tappe gestite nel migliore dei modi: la prima di 23 km, la seconda di 16 km, sempre al comando, ma cercando di non forzare più del dovuto. Dopo le prime 2 tappe ho già 8 minuti di vantaggio sulla 2^, la spagnola Aguileira. Al campo tutti mi dicono “ormai è fatta” ma per me non è così scontato, la tappa successiva è di 42 km e su una distanza così può succedere di tutto, fra l’altro ho saputo che la spagnola è forte sulle lunghe distanze. Potrei controllare la sua gara, ma non è nel mio stile, parto decisa a una media di 5’ al km, vorrei quasi rallentare un po’, mi sembra azzardato tenere questo ritmo su questo percorso, ma le sensazioni sono più che buone. Il fondo del terreno cambia continuamente, a tratti è compatto e sassoso poi improvvisamente ti trovi a sprofondare nella sabbia soffice, reggo bene anche questi continui cambi di ritmo, riesco a forzare sul duro e a correre agile e leggera sulla sabbia. Gli ultimi chilometri sono davvero duri e massacranti, arrivo al traguardo abbastanza provata, ma decisamente soddisfatta, chiudo con il tempo di 3h 39’, siamo partiti in 175 e prima di me solo 6 uomini hanno già concluso la gara. L’ultima tappa è di 21 km, non ho mai corso il giorno dopo una maratona e mi chiedo come possa reagire. Gli 11 minuti di vantaggio sulla seconda mi tranquillizzano, mi basterebbe fare la gara su di lei ma ancora una volta parto in testa, le gambe girano ancora bene e allora via! Fino al 15° km il terreno è misto, sterrato con continue lingue di sabbia da attraversare, ma da lì in poi ci aspetta una lunga serie di dune da superare. Sono ancora lì con gli uomini che lottano per le prime posizioni, m’invidiano, dicono che con il mio “peso piuma” sembro danzare su e giù per quelle dune di sabbia finissima, lo spettacolo è magnifico e le emozioni si moltiplicano. Là in fondo si vede una grandissima porta bianca, è la porta del deserto, una volta superata ne saremo fuori, poi dopo soli 2 km arriveremo al traguardo nell’oasi di Douz. Mentre mi avvicino un nodo mi si ferma in gola, vorrei fermarmi, vorrei non oltrepassarla e restare ancora un po’ in questo mondo che per alcuni giorni mi ha dato un immenso senso di pace e di serenità. Al traguardo mi aspettano e mi accolgono con entusiasmo, dentro di me una grande soddisfazione per la vittoria, un’infinità di emozioni indimenticabili e la sensazione che quello che avevo fatto in questi giorni andava oltre il gesto atletico e la prestazione sportiva. Oltre alla forza fisica avevo sentito un’intensa forza interiore, ero partita sola per quest’avventura, il pensiero degli amici e delle persone a me più care e la voglia di non deluderli mi avevano dato una carica in più, e avevo sentito un’ulteriore energia arrivare da lontano, nel ricordo di alcuni amici che dal cielo mi avevano accompagnata in questa incredibile “impresa”. Non mi sono mai vantata o esaltata per quello che ho fatto, questa volta però, su quel traguardo ho alzato gli occhi al cielo e mi sono sentita grande!
Daniela Gilardi
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