07/06/2009 - Mariano Comense (CO) – Riunione regionale notturna in pista |
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Scritto da Lo Zio
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Mercoledì 10 Giugno 2009 15:35 |
Lo stralunato racconto dello Zio, tra birre italiane, unità di misura e donne scatenate.
“Ciao Zio, domenica a Mariano faccio un 400. Ci sono anche i 5000 metri, dai vieni anche tu”. Più o meno così mi dice il “Panda”, amico quattrocentista, al telefono.
Cinquemila metri. Cioè, intendo “metri”. Da quanti anni non corro più gare che si misurano in metri? Ne ho fatte a bizzeffe negli ultimi anni: 5 km, 8km, 10 km, 21 km. Però, cavoli, tutte in “chilometri”. Di gare “in metri” non ne faccio più da quando avevo ancora i capelli. Tanto tempo fa insomma. Son titubante, non so, non son sicuro, sono un po’ demotivato in questo periodo, non mi sento in forma. Finalmente sabato sera una Pedavena scioglie la prognosi ed eccomi il giorno dopo in auto verso Mariano Comense (CO), musica in sottofondo dei Whitesnake e rimuginando sul fatto “ma perché in pista le gare le misurano in metri, mentre le altre in chilometri?”. Al campo sportivo mi sembra di ritornare giovane, primi anni ’90, quando correvo 800 e 1500. Mamma quanto tempo è passato! Pago il dazio dell’iscrizione, un supereconomico eurino, una sola monetina. Superata la felicità iniziale (data la mia proverbiale tirchieria), mi ricordo però di Caronte che si prendeva appunto una sola monetina per traghettare le anime agli inferi. In preda a questi oscuri presagi mi siedo in tribuna in compagnia dell’amico Panda e aspetto. E aspetto. E aspetto. In pista va così. Ci sono prima di noi la marcia, gli ostacoli, i 400, e i 100. Però cavoli è anche bello. Scambio due chiacchere col Panda (che di nome vero fa Danilo), guardo la sua gara sui 400 e il tempo passa in fretta. La nostra gara è alle 21 e 40 circa. Serie unica, maschile e femminile. Pochi preamboli ed eccoci alla partenza, tutti in fila. Non riesco a far meno di notare che, chissà perché, tutti gli uomini con scarpe da strada, mentre le donne son tutte chiodate. E agguerrite. Mha?! Sparo e via. Son terzo. Non mi sembra di far fatica e passiam al 1000 (metri) in 3’20’’ o giù di lì. Ma pian piano comincio a illudermi di capire finalmente il perché di ‘sta benedetta misurazione “in metri”. Qua in pista il passo è sempre uguale metro dopo metro. Nessuna variazione di pendenza, nessun cambiamento di direzione brusco, nessun saliscendi per pigliare fiato e cambiar frequenza. Curva, rettilineo, curva, rettilineo. Stop. Comincio a patire e mi passa il treno della prima donna. Cerco di rintuzzare l’attacco, ma ormai son fuori ritmo. Questi rullano in doppia cassa, mentre io sono una batteria fuori tempo e ondeggio un po’ tra un giro e l’altro. La gara scorre però veloce e subisco comunque il fascino di questa fatica sempre uguale a ritmo serrato. Ultimo passaggio, campana. Con un impeto d’orgoglio cerco di reagire ad un concorrente che sopraggiunge da dietro e alla fine ce la faccio, anche se solo per pochi secondi. Alla fine chiudo in quarta posizione, anzi quinta perché Sara Speroni (la prima donna) alla fine mi ha cacciato una ventina di secondi. E visto che eravamo in soli cinque ometti…bje…la gloria non è poi molta….Appena mi ripiglio mi trovo davanti il Panda, cronometro munito e sorridente che mi dice il tempo finale. 17’28’’, che per me non è poi neanche malaccio. Un po’ galvanizzato dall’esperienza mi riprometto di replicare con altre gare in pista e ritorno a casa con in borsa tre Menabrea imbevute. Ma come al solito, anche questa, è un’altra storia……
Lo Zio |
Ultimo aggiornamento Mercoledì 10 Giugno 2009 18:49 |
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