2,3-5-2009 The Abbots Way |
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Scritto da rg
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Mercoledì 06 Maggio 2009 21:04 |
La Via degli Abati, 125 km in due tappe, da Pontremoli (MS) a Bobbio (PC), tra storia e natura…
Per aspera ad astra, questo è il motto della Abbots Way, attraverso le asperità alle stelle o, come diceva Seneca, “la via che porta alle cose alte è irta di ostacoli”. Questo è stato un po’ il senso di questa lunga gara e spesso il concetto è riecheggiato dentro di me, soprattutto nei momenti di difficoltà. Da Pontremoli a Bobbio, con tappa intermedia a Bardi dopo 65 km, su quei sentieri e su quelle strade che secoli fa venivano seguiti dagli ecclesiastici irlandesi in pellegrinaggio alla tomba di San Colombano e dai monaci per raggiungere Roma. Ora non ci sono più sandali, tuniche e bisacce ma bensì più tecnologiche scarpe da trail, capi tecnici e zainetti camelbag, e al posto degli abati troviamo i trailers. Tanti, quasi 200 quest’anno. Avevo molte aspettative da questa “Abbots”: non sono rimasto deluso! Volevo conoscere queste zone, l’Appennino Tosco-Emiliano, incuriosito da quelle valli così verdi e rigogliose visibili dall’autostrada della Cisa. Ho scoperto posti meravigliosi, in cui la natura dà il meglio di sé stessa e lo sguardo può spaziare, pienamente appagato. Ho scoperto piccoli paesini, antiche chiese, torri. Da quelle pietre è come se trasudasse un’atmosfera pregna di storia. Ho scoperto strade e sentieri, crinali e traversi, boschi fitti e ampi prati. Tanta è stata la sorpresa nello scoprire nuovi paesaggi al culmine di una salita o subito dietro ad una curva. La strada è stata lunga, la stanchezza è affiorata spesso ma la testa ordina alle gambe di continuare la marcia, nonostante il caldo, nonostante il fango, nonostante tutto. Bisogna bere, bisogna mangiare, bisogna ascoltare i segnali del corpo ma l’ambiente circostante rapisce i pensieri e la fatica scompare. Ci sono salite dure, faticose, tratti pianeggianti, discese nel fango, ruscelli da attraversare. In 125 km si attraversano tanti ambienti, si vede tanta gente, si provano tante emozioni. Ognuno può raccontare le proprie: la gioia per aver concluso la gara nonostante il dolore alla gamba, l’amarezza per l’abbandono, la soddisfazione dell’esordio, l’essere appagati per il buon risultato. E quando tagli il traguardo sei stanco, i muscoli sono dolenti, i piedi hanno le vesciche. Ma sei felice! Allora è proprio vero: per aspera ad astra!
Riccardo Ghislanzoni
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Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Maggio 2009 11:43 |