Ecco il mio racconto delle quasi 10 ore così cariche di emozioni trascorse sul granito della Val Masino. La realizzazione di un sogno…
La skyrace delle skyrace, 48 km abbondanti sul Sentiero Roma che collega i rifugi della Val Masino, 3700 m di dislivello positivo per raggiungere i 7 passi, tutti sopra i 2500 m, tratti attrezzati ed esposti, nevai, “labirinti” di granito: questo in estrema sintesi è il Trofeo Kima. Sono 10 anni che corro e partecipare il Kima è sempre stato un sogno. Ho seguito da tifoso molte edizioni, provando ammirazione per gli atleti che vi partecipavano. Nel 2001 ero anch'io ad un passo dalla partecipazione ma poi ho desistito. Bisogna essere convinti per buttarsi in un’avventura del genere… Dunque, nel 1998 il primo contatto con il Sentiero Roma ed è stato subito colpo di fulmine. Sempre alla fine di agosto di quell’anno la prima gara: la cara vecchia Bongio Trip di Ballabio. Coincidenza vuole che proprio il 31 agosto di agosto di quest’anno sono al via del Kima. E’ stata una decisione maturata pian piano. A giugno avevo rinunciato dolorosamente alla Cro-Magnon, poi la lenta ripresa e al Giir di Mont è forse scoccata nella mia testa la scintilla decisiva. Ecco allora la domenica successiva sono già in Val Masino al Trofeo Fiorelli che, guarda caso, proprio quest’anno è sul tratto da San Martino al Rifugio Ponti, ovvero gli ultimi 3 km e i primi 13 km del Kima… Ormai la decisione è presa e l’iscrizione è il passo successivo. Pochi sanno della mia scelta e molti lo sapranno solo qualche giorno prima della gara (qualcuno sorriderà leggendo questo). Morale, domenica alle 6.30 sono pronto per partire. So che molti non scommetterebbero sul fatto che riesca a superare i cancelli orari, altri invece sono convinti che ce la farò. Io per primo so che la mia preparazione non è stata assolutamente finalizzata a questa gara ma dentro la mia testa sono convinto di farcela e parto con l’obiettivo di arrivare entro il tempo massimo. Alla partenza siamo circa in 80. Purtroppo al via non c’è il mio amico e collega Beno, il giorno prima ha subito un lutto troppo grave. Correrò anche per lui! Si sale silenziosi lungo i primi tratti di asfalto alternati ai sentieri. I “tagli” dopo il rifugio Scotti cominciano a far scaldare le gambe, la piana della Predarossa è sempre spettacolare e poi si sale al rifugio Ponti. E’ ora di alimentarsi un po’, da adesso comincia la vera gara. Ancora mezz’ora ed ecco la Bocchetta Roma. Peccato che ci sia così poca gente, mi ricordo negli anni d’oro le decine di appassionati a incitare gli atleti… Metto i guantini, mi “sparo” un Enervitene e poi giù dalle catene. In breve si arriva al nevaietto ed il primo cancelletto orario è superato con più di 20 minuti di margine. La Val Cameraccio è bella tosta e la concentrazione deve essere sempre alta. Sto bene, sono a mio agio, il tempo passa ma quasi non me ne accorgo. Rimpiango solo che le nuvole e la nebbietta non mi permettano di apprezzare a pieno l’ambiente in cui sono immerso. Guardo poi il risvolto positivo: con il sole che picchia la fatica sarebbe stata maggiore. Ecco il bivacco Kima e poi dritti al passo del Cameraccio. Si scende ancora per catene e poi ancora un lungo nevaio, attrezzato nel tratto iniziale con una corda e poi lasciato alle doti di equilibrismo dei corridori! Prima del passo Torrone c’è una variante che evita la placca dove tre anni fa morì in gara una ragazza. La salita si fa dura e raggiunto il passo si può tirare il fiato. Do un’occhiata all’orologio: non è che manca poi tanto alle 5 ore del cancello dell’Allievi… L’andatura continua ad essere abbastanza sciolta: un po’ di stanchezza c’è, quello è normale, ma sono bello lucido e sempre concentrato. Ecco che si comincia a vedere il rifugio ed in breve lo raggiungo. Il secondo cancello è superato con un quarto d’ora di anticipo e mi rilasso un attimo. So che questo era uno degli ostacoli più difficili da superare ma la gara è ancora lunga. Mi rifocillo e parto, “scortato” da mio zio Giuseppe che mi seguirà fino al passo del Camerozzo. Ora si susseguono i passi dell’Averta e del Qualido e finalmente ecco l’insidioso Camerozzo. E’ tutto attrezzato con catene, presenta tratti molto esposti e non finisce mai… Ma anche questo è superato è la prossima tappa è al rifugio Gianetti. Alla fine della discesa dal passo mi aspetta il grande Ciccio. Ristoro al volo: un sorso di Coca-Cola e una bella pesca noce. Riparto sgranocchiando il frutto e poi da lontano sento ancora gli incitamenti di Ciccio che mi raggiunge e mi “scorta” fino alla Gianetti. Riparto sapendo che manca ancora l’asperità del passo del Barbacan. Arrivo in cima al Barbacan: ora è tutta discesa! Mi accodo ad un gruppo di altri tre corridori. Mi fermo al rifugio Omio giusto il tempo di bere un po’ di sali ed un Enervitene. Si riparte, siamo in tre, il battistrada va veramente forte in discesa e io non lo mollo e l’ultimo non molla me. Sono talmente concentrato sulla discesa che presto arriviamo ai Bagni di Masino. Breve ristoro e poi si torna a calpestare l’asfalto. Da una parte sono contento perché ciò significa che mancano pochi chilometri al traguardo, dall’altra rimpiango i “boccioni” di granito su cui ho saltellato fino a poco tempo prima. A San Martino ho la gradita sorpresa di trovare Luca e Monica ad incitarmi. Ormai so che manca poco. Ringrazio la gente che fa il tifo. Ormai in questi ultimi tre chilometri posso rilassarmi, ho il tempo di riflettere, di pregare, di ricordare Beno e il brutto momento che sta vivendo, di ricordare il grande Daniele Chiappa che non è più con noi. Penso ad Adelfio e alla battaglia che sta combattendo, penso a Elena che è in trepida attesa all’arrivo così come i parenti e gli amici. In questo quarto d’ora penso a tantissime cose ed è come se le precedenti 9 ore e 20’ di fatica fossero state un’eternità. Sento la voce dello speaker, l’arrivo è vicino, mi faccio i complimenti da solo, da anni sognavo di percorrere questo tratto dopo aver fatto i precedenti 48 km. Vedo il ponte, ultima curva, vedo lo striscione d’arrivo, giungono voci note alle mie orecchie. La gioia e l’emozione sfociano in un pianto liberatorio! Ho raggiunto il mio obbiettivo e ne sono pienamente soddisfatto. Non ho avuto crampi, ne crisi, ho gestito bene le energie, mi sono alimentato e idratato correttamente. Il tempo finale è di 9h38’ ma questo è un dettaglio. Quello che resterà per sempre dentro di me sono le belle emozioni che ho provato e che spero abbiano provato chi mi vuol bene! E questa è la mia piccola grande vittoria!
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